Eccovi il secondo capitolo di questo racconto incentrato sulla storia d’amore di Andrea Damante e Giulia De Lellis

giovedì, 02/05/2019 23:38 da talpa Commenti disabilitati su Eccovi il secondo capitolo di questo racconto incentrato sulla storia d’amore di Andrea Damante e Giulia De Lellis

 • Capitolo Secondo •

“Pronto, Veronica?”

“Che brutta voce Giulia, che hai?”

“Niente, volevo parlarti di una decisione che ho preso.”

“Che stai per combinare? Hai litigato di nuovo con quello del negozio? Prima di licenziarti, pensa a trovartene un altro di lavoro”.

Ma perché erano tutti preoccupati per il suo futuro? Perché nessuno riusciva a vedere quello che vedeva lei? Perché non riuscivano a vedere quello che sarebbe diventata? Ma non era quello il momento di mettersi a parlare dei sogni, Giulia aveva l’urgenza che qualcuno la dissuadesse dal fare quello che ormai aveva già deciso di fare.

“No, Vero, non c’entra il lavoro. Ho solo pensato di fare una cosa”

“Eh dimmi, tanto peggio di quello che hai combinato l’anno scorso per il tuo ex, non puoi fare” e a quelle parole, Giulia rise, pensando a quella sera che decise di farsi un tatuaggio come dimostrazione d’amore per il fidanzato. All’epoca non le era sembrata una pazzia, ma ora ripensandoci, poteva capire l’angoscia che provò la sua famiglia quando aveva saputo ciò che aveva fatto.

“Cosa puoi voler fare di altrettanto folle?”, chiese Veronica. Con quella domanda, sua sorella la riportò al presente e la spinse a trovare le parole giuste per far sembrare quello che voleva fare, la decisione più giusta del mondo.

“Voglio andare a corteggiare uno in televisione”, alla fine confessò Giulia.

La frase però non risultò particolarmente convincente, nemmeno alle sue orecchie, tanto che persino a lei, era sembrata una di quelle cose dette così, a caso, senza importanza.

“Tu che vuoi fare?”, chiese Veronica convinta di non aver capito bene.

“Eh Vero, hai sentito, voglio andare in tv per corteggiare un tronista”, rispose cauta lei.

Ci fu un breve silenzio tra le due, scandito solo dai pensieri di Giulia che non faceva altro che attendere il momento in cui la sorella avrebbe decretato che era una pazza, che era una che viveva su un altro pianeta, che aveva 10 mila progetti che però restavano incompiuti. Quindi, strinse gli occhi, in attesa del sermone di Veronica, ma questo non arrivò.

Il silenzio, al contrario, fu interrotto da una sonora risata, che durò a lungo, troppo per i gusti di Giulia, che anziché sentirsi sollevata, era quasi infastidita dal fatto che sua sorella prendesse così poco sul serio le sue decisioni.

“Secondo me fai bene” disse alla fine Veronica

“Eh?”

“Sì, dai”, aggiunse, “alla fine è un’esperienza, magari ti aiuta a crescere. Magari andando lì dentro sei costretta a toglierti quell’aria da ragazzetta indisponente che infastidisce chiunque”.

Non sapeva se era perché sua sorella avesse decretato quasi subito, che la sua era una decisione giusta, togliendole quindi il gusto di dover lottare per farsi prendere sul serio e per imporsi, o perché secondo lei, Veronica aveva frainteso completamente i motivi che l’avevano spinta a prendere in considerazione l’idea di partecipare al programma, ma alla fine Giulia si ritrovò a dire: “Boh, forse faccio male. Non è poi una grande idea”.

“No davvero!”, cercò di convincerla sua sorella.

“Mi stai dicendo che non arriverà il momento in cui, come al solito, mi dirai che sto facendo una cazzata e che farei meglio a concentrarmi sul mio futuro?” chiese Giulia

“C’entra anche il tuo futuro in questa tua decisione”, rispose paziente sua sorella.

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire che tu sei sempre stata una sopra le righe, una che è convinta che il bene trionferà sul male, che abbiamo tutto il tempo per rincorrere i nostri sogni e che tutto il mondo sia popolato di creature fantastiche”

Ahhh rieccola con la faccenda degli unicorni! Giulia non capiva perché, tutte le volte che sua sorella voleva rimproverarla per qualcosa, tirava in mezzo i suoi unicorni, quelli che vivevano nel suo mondo incantato. Ma che le avevano fatto di male, poi?

“Non tutto il mondo, il mio mondo” la interruppe Giulia.

“Sì Giù, peccato però che tu viva su questo mondo e non in quello che la tua testa si è creato. Vivi nel mondo in cui le persone si svegliano la mattina e si rendono conto che la vita è fatta di scelte concrete e rinunce. Lo so che il tuo mondo incantato ti ha protetta quando ne avevi bisogno e ti ha aiutata nel periodo peggiore della tua vita ma…”

Ecco, era questo il motivo per cui Giulia era restia a voler parlare con sua sorella della sua ultima decisione. Veronica era convinta che sua sorella si fosse costruita un universo parallelo per arginare la sofferenza dovuta ai problemi che la sua famiglia aveva dovuto affrontare tempo addietro, e forse ci aveva preso, ma solo solo a metà. Nel senso che probabilmente all’inizio era così, Giulia nel suo mondo ci si rifugiava ogni volta che in quello reale vedeva cose brutte, ma ora non era più così. Ed era quello che le persone non riuscivano a comprendere. Gli unicorni rosa che mangiano lo zucchero filato ora lei li vedeva nel mondo reale, agli angoli della strada, nelle vetrine dei negozi ed erano proprio quelle creature fantastiche, che un tempo le donavano conforto, a darle ora la giusta dose di ottimismo, a convincerla che, a qualunque velocità corressero i suoi sogni, lei sarebbe stata capace di correre più veloce e raggiungerli. Un giorno l’avrebbero capito anche gli altri, pensò.

“Quindi, non ho capito, pensi che faccia bene o no a partecipare al programma?” tagliò corto Giulia per evitare che sua sorella perdesse di vista l’oggetto della conversazione.

“Se avessi lasciato che terminassi”, la ammonì Veronica, “avresti capito che volevo dirti che è proprio perché la tua mente viaggia su frequenze sconosciute a noi poveri umani, che devi partecipare” e poi continuò: “Il fatto che ti rimproveri perché pensi troppo in grande, non significa che io non pensi che tu sia destinata a diventare grande. Io lo so, me lo sento che tu li realizzerai tutti i tuoi sogni, rendendoli ancora più grandi; ho solo paura. Ho paura che dicendoti che fai bene a non rinunciare alle tue pretese, tu correrai ancora più veloce per raggiungere i tuoi obiettivi e più correrai, più ti farai male se dovessi scontrarti contro un muro”.

Eccola sua sorella. Il suo punto fermo. Aveva gli occhi lucidi, quando Giulia sorridendo, disse:”Ma nel mio mondo i muri sono di cioccolato, dovresti saperlo. Al massimo, li prendo a morsi”. Entrambe scoppiarono a ridere, ma poi Veronica disse: “Quindi, proprio perché penso che tu sia destinata a realizzare cose meravigliose, penso che il programma, quel contesto, sia la via d’accesso più giusta per la vita che vuoi vivere”.

“Ah mi stai dicendo che dovrei andarci solo per visibilità?”.

“Imbecille” la rimproverò Veronica ridendo, “No! Ti sto solo dicendo che essendo destinata a fare cose grandi, andando in televisione, in quel programma, riuscirai a vivere esperienze grandi: un amore grande, emozioni grandi, paure grandi”

“Ah ok, così va meglio” rispose Giulia più tranquilla.

“T’ho convinta?” chiese Veronica.

“Sì” disse Giulia e poi continuò: “Ah, Veronica?”

“Eh, dimmi”

“Bastava che mi dicevi – Sì, Giù vacci che è proprio bono quello -“ e riagganciarono ridendo.

I provini per partecipare al programma andarono molto bene e tutti quelli con cui Giulia aveva sostenuto i vari colloqui, sembravano colpiti e sorpresi dalla su irriverenza e genuinità. Arrivò quindi la telefonata che confermava il fatto che lei era diventata a tutti gli effetti una corteggiatrice e arrivò anche il fatidico giorno in cui si sarebbe dovuta presentare in studio. Quella mattina, mentre chiudeva la porta e scendeva di corsa le scale, Giulia si augurò di non essersi dimenticata niente. Gettò un ultimo sguardo nella borsa, in cui sperò di aver messo tutto, e si diresse verso la macchina in cui ad attenderla c’era già sua madre. Quando si accomodò sul sedile del passeggero, Giulia guardò di sottecchi la madre per indovinare il suo umore e per capire se avesse potuto dare avvio ad una conversazione leggera e spensierata, azzardando pure qualche battuta. Ma l’espressione di “‘Mamma Sandra”, come la chiamava lei, era indecifrabile. “Bene” pensò Giulia, “Non l’ha ancora digerita”. Pensò che forse era meglio stare in silenzio, ma era troppo in ansia per l’esperienza che di lì a poco avrebbe cominciato e quindi cercava qualcosa da dire, qualcosa che non risultasse fastidioso alle orecchie di sua madre. Aveva appena deciso di commentare l’insolito tepore di quella giornata di Febbraio, ma la madre l’anticipò e con un tono burbero e pratico, il solito che usava con Giulia quando voleva che quest’ultima prendesse decisioni concrete nella sua vita, evitando che si perdesse in discorsi inconcludenti, le disse:”Sai a che ora finisci?”.

“Mi hanno detto che la registrazione dura un paio di ore” rispose mesta Giulia, poi continuò:”Ti chiamo appena finisco” e rincuorata dal fatto che sua madre volesse ancora rivolgerle la parola, continuò:”Non ho capito perché vogliono che arriviamo così presto. Capisco che ci voglia tempo per vestirsi, truccarsi e tutto il resto, però richiedere la nostra presenza tre ore prima, mi sembra esagerato”.

Per un po’, madre e figlia restarono in silenzio e Giulia si voltò a guardare distratta il paesaggio, perdendosi nei suoi pensieri. Il viaggio da Pomezia a Roma filò liscio, senza intoppi. Non ci misero molto, ma abbastanza perché Giulia si divertisse a fantasticare sul suo primo incontro con Andrea. Sorrise al pensiero che lei sapesse già il suo nome, mentre lui ignorava completamente che di lì a poco si sarebbe imbattuto in una furia dai capelli nero corvino. Era preoccupata Giulia, non poteva negarlo, ma non lo era perché temeva il confronto con le altre ragazze. Lo immaginava che ci sarebbero state corteggiatrici anche più belle di lei. Giulia, piuttosto, era terrorizzata dall’idea di non trovare niente di interessante negli occhi di Andrea. Aveva paura di non riuscire a leggergli l’anima, o peggio, di riuscirci e di trovarci dentro, non la storia meravigliosa che si aspettava di leggere, ma un elenco arido di qualità che poteva tranquillamente trovare in qualsiasi ragazzo mediocre. “Fa che non sia banale” si ripeteva in silenzio, mentre guardava dal finestrino la strada scivolare via e mentre si avvicinava sempre più veloce verso il suo destino. Al contrario di ciò che pensavano gli altri però, Giulia sapeva essere anche molto concreta e risoluta. Lei, infatti, aveva deciso, che le sarebbe bastato un incontro per capire se ne fosse valsa la pena, rimanere per lui e mettersi in gioco in questo nuovo ruolo. Andrea, quindi, avrebbe avuto solo un’occasione, una sola opportunità di dimostrarle che era all’altezza delle sue aspettative, che era quello che aveva sognato da bambina. Peggio per lui se non avesse avuto niente di interessante da dirle, se ne sarebbe andata senza troppi rimpianti. Sandra, che nel frattempo era immersa nei suoi di pensieri, si rivolse alla figlia dicendo: “Come fai poi con il negozio?”

“Lo sai che lì non ci lavorerò per sempre. Voglio fare altro. Però voglio aspettare prima di decidere. Non so nemmeno se ci ritorno in trasmissione dopo oggi”. A quel punto Sandra si rese conto del fatto che ormai Giulia aveva già  deciso e quindi le chiese:”Sei nervosa?”

“Un po’”

“Mamma ti aspetta fuori. Tu stai tranquilla”. Questo era l’aspetto pazzesco della sua famiglia, il fatto che nonostante le ricordassero in tutti i modi che la vita che spesso voleva vivere, le avrebbe provocato dei lividi, non le impedivano mai di fare le sue scelte, ma le fornivano tutto l’occorrente affinché potesse proteggersi. Fece appena in tempo a voltarsi che intravide subito la scritta che torreggiava su uno degli edifici di quell’immenso complesso, nel quale nascevano moltissimi programmi della tv. In quel preciso momento, Giulia comincio ad avvertire l’ansia di quello che stava per fare. C’è già stata lì, per i provini, eppure ora che ciò che aveva pensato, immaginato di fare, stava per realizzarsi, un po’ d’ansia  cominciava a solleticarle lo stomaco e la gola. Salutò la madre e si avviò verso l’entrata degli studi televisivi, puntando direttamente al bar del complesso, dove avrebbe incontrato la ragazza che lavorava per la produzione del programma, quella con cui aveva parlato al telefono una settimana prima, quando le avevano confermato l’appuntamento di quel giorno, e che le aveva detto di aspettarla proprio lì. Francesca, si chiamava, o forse Serena, boh, in ogni caso, non vedendo nessuno che la stesse aspettando, Giulia si avvicinò al bancone e rivolgendosi al cameriere, disse:”Salve, che è possibile avere una bottiglietta d’acqua?”

“Certo” rispose il cameriere, servendola subito.

Quante ne avranno viste passare di ragazze qui, pensò Giulia, e quante ne hanno viste scappare dallo studio, infuriate per qualche stronzata combinata dai tronisti. “No eh, io ste cafonate non le faccio! Dalla sedia non mi alzo” si ammonì mentalmente Giulia e mentre ripeteva a sé stessa cosa avrebbe dovuto fare e cosa invece avrebbe dovuto assolutamente evitare, si sentì chiamare. Sì girò e vide una ragazza a 10 metri da lei che agitava un foglio, una lista probabilmente, e che la invitava ad avvicinarsi.

“Tu sei una delle corteggiatrici nuove?”

“Sì”

“Come ti chiami?”

“Giulia De Lellis”.

La ragazza della produzione scorse rapidamente il foglio più volte, in cerca del suo nome e cognome e quando li trovò, ci disegnò accanto un puntino, spuntandolo dalla lista.

“Ok, sei una delle prime! Sei di Roma?” chiese la ragazza.

“Pomezia” rispose Giulia

“Ah ok, sei della zona insomma” sentenziò Francesca o Serena.

“Comunque piacere, io sono Martina”.

“Ah perfetto, cominciamo bene” , pensò Giulia.

“Se tutto va bene e decidi di rimanere, sappi che sarò io il tuo punto di riferimento qui dentro”, le disse rassicurante Martina

“Ok perfetto”, concluse Giulia.

Martina chiese a Giulia di seguirla e la condusse verso un altro edificio, uno che si trovava in fondo al complesso, che furono costrette ad attraversare. Prima di entrare nell’edificio però, Martina indicò a Giulia un container e la fece accomodare lì dentro.

“Ecco, questo per oggi sarà il tuo camerino. Hai bisogno di rivedere trucco e parrucco?”, le chiese premurosa la ragazza della produzione.

“No grazie, ho tutto quello che mi serve. Mi sai dire quanto tempo dobbiamo aspettare prima di registrare?”, chiese impaziente Giulia.

“Ecco, questa è l’unica domanda a cui non sarò mai in grado di risponderti, perché non dipende da noi, ma da…” e con l’indice e gli occhi indicò in alto.

Giulia la seguì con lo sguardo, ma fece un’espressione che dovette far capire a Martina che non aveva assolutamente afferrato il concetto.

“Dipende dall’alto, dai vertici, insomma dalla conduttrice. È lei che stabilisce i ritmi”, spiegò pratica, lei.

“Ah ok” rispose Giulia.

Martina si avviò verso l’uscita e prima di andare via disse:”Ti chiamo io quando devi entrare. Mi raccomando, in bocca al lupo e sii te stessa”. Giulia le sorrise di rimando e si domandò se il consiglio che le avevano appena dato, quello di essere sé stessa, l’avesse effettivamente aiutata o avrebbe decretato la sua fine nel programma.

Passarono almeno due ore, in cui però Giulia non fu mai veramente sola, perché presto nel suo camerino entrarono altre ragazze, che lei si limitò a salutare amichevolmente. Rientrò anche Martina, che le chiese più volte se andava tutto bene e Giulia si rese conto che man mano che rispondeva a quella domanda e rassicurava la sua tutor di stare bene, la sua convinzione scemava sempre di più e alla fine, non era  più  in grado di stabilire se stesse bene o meno. Poi il momento arrivò. Era vestita bene, secondo lei, o comunque era adatta per un primo appuntamento, in televisione con un ragazzo che di fatto non conosceva. Non se l’era sentita di optare per un look elegante. E poi non era lei quella sotto esame, ma Andrea. Questo doveva essere chiaro a tutti. Quindi, con la convinzione di aver azzeccato l’outfit, si avviò insieme alle altre ragazze nello studio in cui sarebbe avvenuta la registrazione. Lo studio era piccolo, molto più piccolo di come appariva in tv, ma lei, dalla posizione in cui si trovava e cioè dietro le quinte, riusciva a vedere poco, solo la struttura centrale, dove si trovavano le sedie per il pubblico. L’attesa era snervante e la trasmissione non cominciava. Giulia prese a camminare avanti e in dietro, scambiando qualche chiacchiera con le altre corteggiatrici e con lo staff del programma. Poi finalmente qualcosa si mosse. Tutti i cameraman corsero alle loro postazioni e a Giulia fu comunicato di entrare. Seguì le altre ragazze e si diresse verso lo sgabello che le era stato indicato, ma mentre camminava, gettò lo sguardo verso le persone che facevano da pubblico e che la scrutavano con curiosità, pronte a scommettere su di una piuttosto che su di un’altra corteggiatrice . Giulia si accomodò sullo sgabello, che era ovviamente scomodissimo e si ripetè di stare calma. Successe tutto all’improvviso: la conduttrice entrò, accolta dall’applauso caloroso del pubblico, entrarono gli opinionisti del programma, quelli che in parte danno del filo da torcere ai protagonisti della trasmissione, partì la sigla ed entrarono anche i tronisti. Lei, che proprio altissima non era, dovette sporgersi un po’ per vedere Andrea e quando ci riuscì, prese a baciarsi le guance, mentalmente, perché si rese conto di aver fatto bene a chiedere di conoscerlo. Si perse le battute iniziali, non riusciva a cogliere il significato di quello che stavano dicendo le altre corteggiatrici. Sapeva solo che le vedeva in difficoltà, soprattutto quando parlavano con lui e poi vedeva lui, fiero e soddisfatto di uscire vincitore da quei contraddittori. Quasi non si accorse che la conduttrice aveva chiesto alle nuove corteggiatrici di presentarsi e che a momenti toccava a lei. Era nel panico più totale, non si era affatto preparata un discorso, lei che non aveva mai avuto bisogno di prepararsi un discorso, fatta com’era, di spontaneità e naturalezza, ma in quel momento forse ne avrebbe avuto bisogno. Era pronta a fare scena muta, ma alla fine prese il microfono e con un tono deciso disse:”Partendo dal presupposto che sei un grandissimo stronzo”…..

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