Karina Cascella non è certo una che le manda a dire e in alcuni casi, sebbene la mia poca simpatia per lei, mi trovo anche d’accordo con quello che dice. In questo caso, per esempio, e cioè in merito al suo ultimo post, non sono d’accordo con quello che dice, o meglio non del tutto. Sappiamo tutti che il fenomeno “Red Carpet”, quest’anno ha suscitato parecchie polemiche, perché in molti hanno ritenuto che alla 76esima edizione della Mostra Cinematografica di Venezia, abbiano sfilato persone che con il cinema c’entrano poco. Ebbene, io sono d’accordo. Nel senso che, anche a me è suonato brutto sapere che i divi del cinema abbiano dovuto dividere il “palco” con dei personaggi, che seppur famosi, hanno guadagnato la loro notorietà non con il cinema. E quindi in questo, con la Cascella mi trovo. Quello però su cui non mi trovo è il suo immaginarsi una categoria di influencer di “serie a” e una di “serie b”. È ovvio che tutti sappiamo che esistono fashion blogger che possono essere definite tali e altre che invece, essendosi appena affacciate sul mondo del web, sponsorizzano indistintamente creme idratanti e l’olio del tonno comprato al supermercato, ma questo, in merito alla vicenda del “Red Carpet” immeritato, non c’entra. Se vogliamo rimanere sull’originario significato della mostra, allora nessuno, nemmeno Giulia De Lellis (cito lei perché Karina invece ha sostenuto che la presenza di quest’ultima è stata legittima) doveva sfilare. Anche perché non mi pare che la De Lellis sia prossima a rivestire un ruolo in qualche pellicola. Clicca qui per continuare a leggere »